Fagiolo Cannellino DOP di Atina
Fagioli e legumi, “la carne dei poveri”, sono stati per secoli onnipresenti nella dieta contadina e nella cucina povera di molte regioni d’Italia. Il fagiolo cannellino di Atina è una cultura tradizionale di questo luogo che aveva rischiato di andare perduta a seguito del passaggio da una vocazione rurale e contadina della Ciociaria a quella operaia dopo l’industrializzazione degli anni ’60. Fino a 30 – 40 anni fa i fagioli erano il prodotto più utilizzato in particolare nell’alimentazione delle famiglie contadine. Grazie al lavoro costante di valorizzazione promosso dall’Ing. Carlo Giannandrea, Presidente della Atina DOC s.c.a.r.l. e del Consorzio dei produttori, il fagiolo cannellino di Atina ha ottenuto il riconoscimento DOP nel 2010.
Vi presentiamo ora il piatto che meglio di tutti valorizza il fagiolo cannellino di Atina DOP.
Tra i Sapori del basso Lazio troviamo "pittia cu gli fasoi” (sagna e fagioli).
Usate già nel medioevo, le sagne sono un tipo di pasta preparata in casa con farina, acqua e sale, spianando la sfoglia sulla “spasa” e tagliandola a piccoli rettangoli o, in alcune aree, a romboidi. Pasta denominata "povera", simbolo della tradizione culinaria contadina, le sagne si accompagnano ai legumi per costituire primi piatti completi. La ricetta più famosa, diffusa in tutto il basso Lazio, è quella di "sagne e fagioli". Il povero, infatti, si cibava di circa 600 gr. di fagioli al giorno e proprio per questo motivo la zona del circondario di Atina ne usava grandi quantità.
Peperone DOP di Pontecorvo
Il vostro viaggio nei sapori e prodotti tipici delle regioni d'Italia continua un’altra D.O.P. del basso Lazio il Peperone di Pontecorvo, in Ciociaria.
La società Prodop Srl. ha creato nel 2007 il primo laboratorio artigianale per la trasformazione e la conservazione del peperone di Pontecorvo che continua la tradizione delle bisnonne, seguendo la tecnica semplice e classica di conservazione in olio di oliva extravergine, aceto, aglio e sale, nei vasetti di vetro con il marchio di “Il Pontecorvese”.